lunedì 6 luglio 2015

[RdL] Non tutto ciò che è male vien per nuocere

(c) by Arman Akopian

Villaggio Uru-tan, pomeriggio del 6° tehner crescente (29 aprile)

La compagnia - come di consueto - è intenta a discutere sul da farsi, quando entrano tre donne con delle ciotole. Si avvicinano a Chaim con l’intento di cospargere il suo corpo di una sostanza oleosa. Maya traduce le parole delle donne: si tratta del rituale di preparazione alla sfida.
Chaim, prima di parlare con il capovillaggio Keramon, ha avuto una discussione con uno dei cacciatori della tribù, durante la quale è emerso che il brone non era degno di portare i colori di caccia. Chaim allora lo ha sfidato, ma sembrava che la cosa fosse morta lì.
Le donne se ne vanno, ed alcuni minuti dopo la cerimonia ha inizio.

La tribù è raccolta in cerchio. Al centro c’è il cacciatore uru-tan, in attesa dello sfidante. Keramon sta invocando la saggezza delle divinità affinché siano testimoni della sfida. Chaim si fa avanti, ed il combattimento ha inizio.
Il brone è addestrato all’uso di molte armi, ma non è particolarmente abile nel lottare a mani nude. Sferra un primo attacco, ma l’uru-tan lo schiva con agilità felina, senza contrattaccare.
Nel frattempo Kaisho, non visto, approfitta della distrazione per frugare nelle capanne.
Chaim attacca nuovamente, e questa volta l’uru-tan per un pelo non viene colpito dalle pesanti mani del brone. Il piccolo cacciatore decide di contrattaccare. Rapido come un serpente afferra il braccio dell'avversario e glie lo torce dietro la schiena. Chaim si aspetta un dolore lancinante, che stranamente non arriva. Anche l’uru-tan sembra sorpreso, ed applica sempre più forza alla torsione. Chaim non sembra essere a disagio, ed anzi riesce a liberarsi dalla presa. L’uru-tan fa un passo indietro, perplesso. Il brone decide di puntare sull’intimidazione piuttosto che sulla forza bruta. Lancia un grido portentoso, e quindi colpisce violentemente il terreno con un pugno. Il colpo, le cui vibrazioni sono percepite attraverso il terreno da tutti i presenti, avrebbe spezzato il braccio di chiunque, ma Chaim, ancora una volta, non si accorge di nulla. L’uru-tan si rende conto che il brone è un avversario al di là della sua portata, e si arrende cadendo in ginocchio.
Tra le grida di esultanza, Chaim viene dipinto dei colori di caccia, e viene approntato un banchetto di festeggiamento.

Villaggio Uru-tan, sera del 6° tehner crescente (29 aprile)

Dopo il banchetto, quando ancora alcuni giovani stanno danzando, Maya parla con il capovillaggio. Egli ha capito subito che la ragazza è una kebukte, ed anzi si meraviglia di come possa viaggiare con degli individui così avidi.
Maya spiega che è nel disegno degli dèi se si è unita a questa compagnia. Dice di essere molto preoccupata per il villaggio, e si offre di formare uno dei giovani affinché divenga un guaritore.
Keramon teme che oramai non ci sia più speranza per il villaggio, ma visto che si è dimostrata così disponibile si offre di accompagnarla nel luogo sacro dove dimorava l’ultimo dei guaritori. La mette in guardia: le leggende dicono che l’ultimo dei guaritori sia morto a causa di uno spirito maligno che tutt’ora infesta quel luogo. Inoltre fa promettere alla kebukte di non rivelare agli altri l’ubicazione di quel luogo. Maya accetta con gioia.

Villaggio Uru-tan, alba del 6° enhor crescente (30 aprile)

Delle grida angosciate svegliano di soprassalto la compagnia.
In molti sono ammassati attorno alla capanna del capovillaggio. La compagnia viene presto informata che Keramon e le sue due mogli sono morti nella notte.
Maya non esita ad agire. Si fa largo tra la folla ed entra nella capanna. Sotto gli occhi attoniti degli uru-tan, inizia a formulare le antiche parole per invocare i poteri degli dèi. Si avvicina alle labbra dell’anziano, e ponendosi come tramite di Kamui soffia gentilmente un alito di vita nel corpo del vecchio. Che riprende a respirare.
Il villaggio viene percorso da un’ondata di gioia, e tutti iniziano a urlare “Kamuyuk Maya! Kamuyuk Maya!” (Maya portatrice di vita!)
Dopo alcuni momenti di emozione, Maya torna in sé, e chiede al vecchio - debole ma vigile - cosa sia successo. Keramon è convinto di aver bevuto dell’"acqua cattiva", ma non sa come è potuto accadere. Sospetta che una delle mogli, per sbaglio, abbia lasciato cadere del veleno in una brocca, che poi è stata usata per raccogliere l’acqua.
Maya porta la brocca al dr. Zanoch per fare delle indagini, ma Kaisho viene colto da uno dei suoi “momenti di follia” e distrugge la brocca - e con essa tutte le eventuali tracce.
Maya torna allora alla capanna del capovillaggio, ed usa altre invocazioni per rimetterlo in forze. Keramon le dice che, nonostante sia da tutti considerato il più saggio, si è dimostrato sciocco a non aver compreso prima il valore della kebukte, e che evidentemente - che ne sia conscia o meno - è lei la guida della compagnia. In virtù di questo si offre - non appena si sarà rimesso in forze - di accompagnare non solo lei ma tutta la compagnia alla dimora dell’ultimo dei guaritori.

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